The poly-crisis is not an “opportunity” for social democrats

I’m back, and I’m posting the slides of my talk at the 9th Oxford Symposium organized by FEPS at St. Catherine College in Oxford.

Back in 2008, many on left believed that the crisis vindicated their own view and would bring about an automatic change in the spirit of the time, in favour of socialdemocracy. (then a bit of the same happened after the Covid-induced crisis). Let’s not make this mistake again, nothing is automatic in society.

A tutto gas

Ricomincia Restart


Visto che in due minuti è difficile sintetizzare questioni complesse, aggiungo qui qualche nota. La questione questa settimana è cosa sta facendo imbizzarrire il prezzo del gas, e cosa aspettarci nel prossimo futuro.

Questo il mio intervento:

Continueranno a crescere i prezzi del gas? Dipende. Alcuni ritengono chei problemi siano strutturali, e quindi permarranno nel tempo. Tutti i paesi occidentali stanno pian piano riconvertendo la loro produzione di energia, e il primo passo, ora anche in Asia, è abbandonare il carbone. Questo aumenta la domanda di gas, che inquina meno. Ma le compagnie estrattive non sono incentivate ad investire sulla produzione di gas, perché sanno che comunque il mondo vuole gradualmente abbandonaretutti i combustibili fossili.

Poi, in Europa abbiamo un sistema di disincentivi ad inquinare, il sistema di scambio di quote di emissione (ETS), che fa crescere i costi per chi produce e chi consuma combustibili fossili (da febbraio a oggi: da 33€ per tonnellata di CO2, a 58€). Per semplificare, diciamo che è una tassa per chi inquina, e il cui aumento pesa per un 20% degli aumenti delle bollette.

Dall’altro lato abbiamo chi pensa che la fiammata recente sia stata uno shock: improvviso, e temporaneo. A sostegno di questa ipotesi c’è il covid, ovviamente. Abbiamo avuto prima il blocco delle attività, che l’anno scorso ha portato i prezzi delle materie prime a crollare: ricordiamo che il petrolio ad aprile dell’anno scorso è arrivato a -38$. Questo ha causato fallimenti o almeno il crollo degli investimenti nella produzione; aggiungi che le scorte accumulate sono basse perché lo scorso inverno è stato molto lungo, e che ora grazie ai vaccini stiamo crescendo più di quanto ci si aspettasse. Abbiamo meno offerta e più domanda, si è creato un collo dibottiglia.

Poi, è in corso una crisi geopolitica. In particolare, la Russia è una fonte importante di gas per l’Europa (il 35% delle importazioni) e da anni sta costruendo un importante gasdotto che la colleghi direttamente alla Germania. I paesi dell’Europa dell’Est, e gli USA con loro, sono molto ostili al progetto, perché rischierebbe di tagliare fuori l’Ucraina e forse anche altri; e quindi il gasdotto ancora non è attivo. C’è chi pensa che per accelerarne la partenza la Russia non si stia sforzando di aiutarci…(potrebbe aumentare le forniture del 15% secondo la IEA).

Onestamente, mi sembra che tutti questi fattori contengano parte della spiegazione. Vorrei però chiudere con un ultimo fattoee: la speculazione. Il gas è una materia prima, ma anche un titolo che si può scambiare sui mercati finanziari, e la speculazione rende le oscillazioni di prezzo più forti e improvvise. Ad es. mercoledì scorso, in due ore siamo passati dal +40% al -9% rispetto al prezzo del giorno prima, solo perché Putin ha fatto dichiarazioni più distensive. In questa situazione, i prezzi possono sempre tornare sulle montagne… russe.

La risposta del Ministro della Transizione Ecologica, Cingolani, è qui (verso il minuto 10 più o meno):

https://www.raiplay.it/programmi/restart

Non sono d’accordo che l’aumento del prezzo del gas non c’entri con la transizione ecologica, anche se capisco che sia difficile dirlo apertamente. Il graduale abbandono (si spera) dei combustibili fossili è dovuto alla decisione di limitare le emissioni di anidride carbonica, non a una loro minore convenienza o al rischio che stiano per esaurirsi, come qualcuno sostiene (non Cingolani, che io sappia). Inoltre l’aumento del prezzo dei diritti di inquinare – per semplicità chiamiamo così il sistema ETS – è anch’esso un trend desiderato, non accidentale, figlio della teoria che concettualizza l’inquinamento come una esternalità (un costo dell’attività economica, che non ricade su chi ne è responsabile) e che il modo migliore di risolvere il problema sia internalizzare questo costo, cioè una tassa. Nelle politiche europee, l’inquinamento deve diventare gradualmente più costoso, per creare un disincentivo a inquinare. (magari su questo torneremo)


L’aspetto interessante è il vizietto europeo, di pensare che meccanismi di mercato, e in particolare aggiustamenti opportuni dei prezzi, risolvano tutto. In due minuti non ho potuto spiegare bene che Gazprom in realtà sta rispettando tutti i suoi impegni contrattuali, semplicemente non sta facendo niente di più, mentre l’Europa (e la Russia stessa) si trova con riserve più basse perché lo scorso inverno è stato più lungo del previsto. Ora domandiamo di più, e il prezzo sale. L’ambasciatore russo presso l’Unione Europea ha rilasciato un’intervista al Financial Times, spiegando che la situazione è figlia della decisione UE di fare meno contratti di lungo periodo (che bloccano i prezzi) e affidarsi di più al mercato. Hai voluto la bicicletta? E mo’ pedala. 

Questo ci porta al secondo vizietto europeo: quello di pensare a ogni mercato come se fosse in condizioni di concorrenza. Anche se il prezzo non fosse stabilito sui mercati finanziari, ed ignorando che si tratta di una tipica risorsa da rendita ricardiana e perlopiù distribuita in modo molto diseguale (leggi oligopolio), ci sarebbe il piccolo dettaglio che l’offerta richiede grandi e rischiosi investimenti (economie di scala), e che non può adattarsi istantaneamente a grandi oscillazioni, in alto o in basso, della domanda.
Fa più danni la teoria economica marginalista della spada.

Next Generation EU

Qui la presentazione del mio intervento all’Instant Conference presso lo IUSS di Pavia, su “Next Generation EU: la risposta europea all’emergenza COVID-19”, Venerdì 5 marzo 2021 alle 17:30 su zoom:

Preso sarà disponibile la videoregistrazione dell’evento.

Emergenza coronavirus – Covid-19 emergency

In tutte le università del paese la didattica frontale (incluso ricevimento ed esami) è sospesa fino al 3 aprile 2020 o fino a nuove deliberazioni del Governo.

Molti corsi della Sapienza, tra cui i miei, continueranno le attività didattiche a distanza. Maggiori informazioni sono disponibili qui.

Come spiegato qui, per il corso di Economia politica 2 presso il Dipartimento di Scienze statistiche ho adottato la piattaforma Moodle del Dipartimento (già usata per il corso) e, per le lezioni frontali, Meet, piattaforma inclusa nell’abbonamento della Sapienza con Google (accessibile agli studenti tramite l’accesso a Gmail).

Nel forum Moodle ho riportato semplici informazioni su come usare Meet. Una guida predisposta da Sapienza è disponibile qui. Per seguire le lezioni, comunque, non dovrete far niente di complesso: ogni volta, qualche minuto prima dell’inizio, vi invierò un link con l’invito tramite il forum di Moodle. Per questo è molto importante che riceviate le mail da Moodle (per favore, controllate!).

Una prova di utilizzo con gli studenti avrà luogo mercoledì 11 alle ore 16, e le lezioni riprenderanno a partire da lunedì 16 nel normale orario del corso.

Non esitate a scrivermi per ogni dubbio o domanda.

Distance and remote learning

Sapienza university, as many others in the country, is organizing forms of distance learning for as long as the COVID-19 emergency requires that we avoid meeting in person.

In our course of International Monetary Economics offered by the Department of Statistical sciences we are already using Moodle and, as explained here, we will conduct online classes on Google Meet.

Meet is part of the Google suit, so you do not need to sign up or enroll in anything, Sapienza has already a corporate subscription that covers both staff and students. If you wish to use it, you can log in into your Sapienza email, and find it among the Google apps, on the top right-hand corner of the screen. More detailed instructions can be found here.
However, to attend our classes you don’t need to do anything. I will create a meeting room every time, and I will send you the invitation link through the Moodle forum, minutes before the start of each class. That is why it is crucial that you do receive my emails there (please check!).

Online classes will begin on Tuesday, March 17th, and will proceed according to the normal schedule.

Should you have any doubt or question, please write me.

The Eurozone needs transparent politics, not “trust”

I recently published a letter to the editor of Politico.eu   Here is the longer version of the text.

Mário Centeno, Eurogroup President and socialist Finance Minister of Portugal, has recently
summarised the reforms that the Eurozone needs.
The region has been able to survive the near deadly crisis of the recent years thanks to moderate
risk pooling and most of all thanks to the “unconventional” monetary policy of the ECB. This,
however, is no longer sufficient, especially if some of the risks of a global slowdown, for example
the collapse of international trade or an incipient Iran crisis, will materialise. 

As both academics and EU institutions have remarked for years, even if usually in a selective
manner, the Eurozone needs a common “budget that can protect investments in times of crisis”, “a
full-blown European deposit insurance”, “greater risk-sharing” both in the private and public
sectors, and a way for “the vast amount of savings generated in the Eurozone [to] be invested back
into the area”, to use Centeno’s words.
Not only does he consider all these elements, but Centeno significantly adds the necessity for a
Eurozone safe assets which, beside finally stabilizing financial markets, would contribute to
enhancing the euro’s international role. This is not a matter of Continental pride, but of sharing in
the US dollar’s “exorbitant privilege” of financing itself with low risk and at low or no cost.  

However, Dr. Centeno ignores a crucial missing element to the current Eurozone architecture:
democratic debate and legitimacy.

A self-deceptive narrative across the area has it that the main obstacle to more risk sharing,
including the issuance of common safe bonds, is the lack of trust among countries. The real trouble,
however, is not that Eurozone governments do not trust each other. It is that some governments
want something, and others want something different.  

Their electorates, in turn, are not increasingly attracted by anti-EU and nationalist movements only
because of the profligate Southern Europeans’ resentment against the greedy Northerners. Despite
their toxic threats to liberal democracy and the unfeasible or counterproductive policy solutions,
many populist movements at the periphery of the Euro-area raise a legitimate issue: the need to
democratically discuss the institutional architecture and the main economic policy strategy of the
area.

The populists often criticise austerity because it did not lead to a reduction of debt as a share of
GDP. This, however, has never been its main aim. Even outside of the Eurozone, the EU as a whole
has collectively aimed at exiting its crisis through an exports led growth. Austerity is a crucial
element here because the difference between a government’s revenues and expenditure (net public
lending) is a major determinant of a country’s net exports. Actually, the so-called structural reforms
aim at the same goal purportedly by reducing labour costs and thereby improving firms’ price
competitiveness on international markets. And incidentally, by making it easier to borrow from
abroad, a Eurozone common bond would impede this strategy.

The approach has indeed worked: the Eurozone as a whole now has a sizeable surplus in the current
account of its balance of payments (thus in the economists’ jargon exporting unemployment to the
rest of world – and apparently president Trump has taken notice) and most Eurozone countries
exhibit levels of GDP higher than before the crisis. The downside, as is well known, are growing
poverty even among the full time employed, widespread precarity for the middle classes, and
persistent unemployment and underemployment in the Eurozone periphery.

In strictly economic terms, the need for Eurozone reform arises precisely because this export-led
growth strategy can only be successful, if we can at all call the current situation a success, as long
as the rest of the world grows healthily and demands a growing value of goods and services from
the Eurozone. This may not be the case in the near future.

However, from a wider perspective the Eurozone needs reform also because most of its citizens are
not aware of the rationale of this strategy, if they knew they may have preferred a different (for
example investment-led) one, and anyway they have a right to voice. The Eurozone needs this
political divergence to be open and transparent. 

Real power resides today in the governments’ hands, whether in the Eurogroup or within the
European Council, while the expectation is still that it should be Parliaments to set the general
economic policy agenda. Until we agree on a renewed social contract, nationalists will always be
able to denounce the undemocratic character of some institutions. Governments represent at most
the electoral majority of a country, and by barring minorities from even listening to the Council’s
and the Eurogroup’s discussions, the current Eurozone architecture violates the “no taxation without
representation” principle.  

As it turns out, Dr. Centeno’s political family, the socialdemocrats, have so far lost more than
anyone else from this situation. 

The show must go on

Dunque, ho ripreso la collaborazione con Rai2, stavolta con il programma “Povera Patria”. Alcune apparizioni sono di seguito.

Al minuto 55:

https://www.raiplay.it/video/2019/01/Povera-Patria-94d3e975-2b7d-4864-8591-28de86abb705.html

Al minuto 33:

https://www.raiplay.it/video/2019/02/Povera-Patria-f39365cd-dc2c-4cc5-98dc-b2f1d342ef7f.html

Al minuto 31:

https://www.raiplay.it/video/2019/03/Povera-Patria-bb530cb6-c667-4886-b8ef-253f120d137f.html